Dìllo adesso che fai i turni
Che poi poteva pure starci fosse una bucìja, nessuno stupore se nella stessa frase ci sono Carlo e una bucìja: le raccontava che aveva preso a frequentare quel ristorante sulla palafitta, le diceva, col capello impomatato, sardonici sorrisi di lacòsta, le occhiaie e tutto quanto: faccio i turni, millantava, ospedale, sentenziava, chirurgo, chirurgo cardiovascolare, e tutti a rimirarselo coi lucciconi, così giovane eppure già medico, mormoravano, già medico chirurgo, già medico chirurgo cardiovascolare.
Gli sarebbe successo, un giorno, gli diceva lei, ti succederà, un giorno, che sarai al ristorante e tosse convulsa faccia cianotica uno che stramazza al suolo, quello del tavolo in fondo, c'è un medico in sala?, un medico, presto, urleranno.
E tutti guarderanno te, gli sibilava in faccia, te che ti sei fatto burle, guarderanno te e indicheranno te, e tu dàgli a schermirti no vedete non è che sia propriamente un medico, io: ti passeranno la forchetta e una cannuccia, e dovrai tracheotomizzare prima di intervenire a cuore aperto.
Vai, dìllo adesso che fai i turni, ospedale, chirurgo, chirurgo cardiovascolare.
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