Prima, ieri, io la amavo, Irene. Fino a ieri che se n'è andata, l'amavo follemente, io.
Ora, ora che cerco di far sì che la linea della palpebra non sfugga via, di disegnarla come sempre gliel'ho vista disegnare, un occhio già terminato, l'altro che tuttavia credo verrà un po' diverso, più scuro, con un'ombra meno violetta, tendente al malva (che cos'è, l'inesperienza!), la scriminatura meno docile e ondulata e soprattutto d'un altro colore - stiro l'occhio con l'indice della mano sinistra mentre l'altra mano trema al ripassare il bordo sul quale sono piantate le ciglia - senza sapere perché, dal momento che ho utilizzato la stessa matita per l'uno come per l'altro occhio; ora che sembra che questo ritocchino finirà per essere un vero disastro, impalato come sto sul pavimento umido del bagno con le sue pantofole di raso che mi opprimono selvagge i piedi, cercando di stare in equilibrio tra scivoloni che mi tocca inclinarmi verso lo specchio dove la luce è più forte perché quest'occhio venga possibilmente uguale all'altro, cosa della quale dubito [...].
[Mauricio Wacquez, Excesos, Editorial Universitaria - Cormorán, Santiago de Chile, 1971]
[traduzione di uno che ora sa chi era Mauricio Wacquez, e poi oh, prefatto da giulionostro, voglio dire]
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