E insomma c'è questo cenone pantagruelico a casa di un cardinale, al quale viene invitato il rabbino.
E il rabbino porta con sé la moglie.
E tra le varie pietanze c'è il ròsbif, l'insalata, la pasta e ceci, l'abbacchio e i passatelli in brodo, e poi le costarèlle di maiale co' le puntarelle.
Le costarèlle. Di maiale.
Nojaltri non mangiamo majale, dice il rabbino, rifiutando cortesemente.
Ah, non sa cosa si perde!, esclama il cardinale.
E la cena continua: sciardoné e sarde alla beccafico, carciofi fritti e stufati, frutta caffé e ferné.
E a fine serata, il rabbino fa per alzarsi, piglia sottobraccio la consorte, s'avvicina al cardinale e noi ce ne andremmo, gli dice, porti i nostri saluti a sua moje, la ringrazi tantissimo, non l'abbiam vista per tutta la serata, dev'esser stata molto indaffarata in cucina.
E il cardinale si schermisce a nojaltri prelati cattolici è fatto divieto prender moje.
Ah, esclama allora il rabbino.
Non sa cosa si perde.
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