18 giugno 2011

fatto di cellophane e mistura d'erbe aromatiche


C'era questo Galeazzi Lisi che non era un cuoco, non propriamente, però avvolgeva le carni nella carta pellicola strette su un letto di erbe aromatiche e spezie, arranca Marzio, la luce ancora troppo bassa. Ma quelle carni si decomponevano, rapide, troppo rapide, s'ingrigivano agl'angoli, secernevano inquietanti mucose. E iniziavano a puzzare (cosa stai dicendo, papà).
I ricordi, maleodorano. La pioggia, puzza. Ma la carne no, se la carne non riesci a sopportarne le esalazioni significa che qualcosa non ha funzionato: Galeazzi Lisi aveva ordinato che il corpo di Pio XII venisse imbalsamato col suo rivoluzionario metodo fatto di cellophane e mistura d'erbe aromatiche, ma era un metodo scialbo, fallimentare, lo sapevano tutti, e mentre i facchini erano là che trasportavano papa Pacelli da Castel Gandolfo verso San Pietro si sente uno schiocco sordo, che suona definitivo come il triplice fischio dell'arbitro quando dice che a giocarsi la finale ci vanno gli altri, mica te. I gas putrefattivi avevano gonfiato il ventre e ancora e ancora finché questo non era esploso, squarciando il petto, profondendo miasmi orrendi tutt'attorno. E poi il setto nasale non stava più su, l'arcata dentale si era ritirata in un sorriso agghiacciante, l'hanno radiato da tutti gli ordini di tutti i medici, quel Galeazzi Lisi là
E niente: nell'ultimo racconto dell'ultimo libro che ho appena finito di scrivere c'è un pezzo in cui si parla di imbalsamazione.
(c'è pure un cittòne)

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