Resipiscienza è uno di quei lemmi che lemme lemme prova un po' a tradurli, se ci riesci: in inglé è resipiscience, in ispagnuolo resipisciencia, in franzése résipiscence, scientificamente ad adattarsi è solo la scienza.
La definizione del Nuovo Dizionario Francese-Spagnolo composto sui dizionari delle Accademie Reali di Parigi e Madrid dal De Sejournant interprete del Re nel millessettecentocinquantanove dice:
Résipiscence: repentance, retour d'un pécheur sur sa conduite [qua]insomma, il tornare in sé, il tornar saggio, come se sulla carta ogni uomo fosse saggio, e l'allontanamento sia da intendersi sempre a senso unico, dal bene al male, mai viceversa, nemmeno per isbaglio.
E' una parola molto millessettecentocinquantanove, resipiscienza, ravvedersi riconoscendo il proprio fallo e facendolo con emendazione, che se non ti senti sicuro di ravvederti, vedi, fallo.
Il franzése insegna che se c'è una ròba dalla quale devi guardarti quella è l'accentazione.
Il pécheur è colui che torna sulla retta via, mentre il pêcheur gliene frega cicca, conta solo portare il pesce a casa.
Come dicono a Digione est, infatti:
il pécheur sta genoflesso quando c'ha l'accento acuto
s'è pentito! rinsavito! dal male s'è ravveduto.
quando invece le pêcheur c'ha l'uncino circonflesso
pesca tonni e calamari con gran foga, inver confesso.
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