11 gennaio 2011

Circon(genu)flesso

Tirerò pure le reti nel pescoso mare dei luoghi comuni dicendo che poi io mia moglie scopro che l'amo davvero tant'assai quando m'invia certi messaggi tipo "Ecco una parola che secondo me ti piace, resipiscienza".

Resipiscienza è uno di quei lemmi che lemme lemme prova un po' a tradurli, se ci riesci: in inglé è resipiscience, in ispagnuolo resipisciencia, in franzése résipiscence, scientificamente ad adattarsi è solo la scienza.

La definizione del Nuovo Dizionario Francese-Spagnolo composto sui dizionari delle Accademie Reali di Parigi e Madrid dal De Sejournant interprete del Re nel millessettecentocinquantanove dice:

Résipiscence: repentance, retour d'un pécheur sur sa conduite [qua]
insomma, il tornare in sé, il tornar saggio, come se sulla carta ogni uomo fosse saggio, e l'allontanamento sia da intendersi sempre a senso unico, dal bene al male, mai viceversa, nemmeno per isbaglio.
E' una parola molto millessettecentocinquantanove, resipiscienza, ravvedersi riconoscendo il proprio fallo e facendolo con emendazione, che se non ti senti sicuro di ravvederti, vedi, fallo.

Il franzése insegna che se c'è una ròba dalla quale devi guardarti quella è l'accentazione.
Il pécheur è colui che torna sulla retta via, mentre il pêcheur gliene frega cicca, conta solo portare il pesce a casa.

Come dicono a Digione est, infatti:
il pécheur sta genoflesso quando c'ha l'accento acuto
s'è pentito! rinsavito! dal male s'è ravveduto.
quando invece le pêcheur c'ha l'uncino circonflesso
pesca tonni e calamari con gran foga, inver confesso.




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