Un fama lavorava così tanto nel campo della yerba mate che non gli rimaneva tempo-per-fare-nulla. Così questo fama si trovava a languire per qualche momento, e alzando-gli-occhi-al-cielo esclamava frequentemente "Quanto soffro! Sono vittima del lavoro, e sebbene esempio di laboriosità, la-mia-vita-è-un-martirio!".
Giunto a conoscenza della sua malavena, una speranza che lavorava come meccanografo nell'ufficio del fama si permise di dirigerglisi incontro, e gli disse "Buenas salenas, fama fama. Se lei impedito comunicare causa lavoro, io soluzione tasca sinistra estraggo, ora.".
Il fama, con l'amabilità caratteristica della sua razza, aggrottò le sopracciglia e tese la mano. Oh, miracolo! Tra le dita si trovò intrappolato il mondo: ora il fama non aveva più motivo di lamentarsi della propria sorte. Tutte le mattine la speranza veniva con una nuova razione di miracolo ed il fama, incastrato sulla sua poltrona, riceveva una dichiarazione di guerra e/o una dichiarazione di pace, un bel crimine, una vista scelta del Tirolo e/o di Bariloche e/o di Porto Alegre, una novità nel mondo dei motori, un discorso, una foto di un'attrice e/o di un attore, et cetera.
Il tutto gli costava dieci sacchi: che non sono molti soldi, per comprarsi il mondo.
[Julio Cortázar, Papeles Inesperados, traduzione mia. *In inglese nell'originale]
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