Leggere del dissenso che monta nel m5s, delle faglie che si spalancano, e poi una frase in particolare - "non siamo noi che ci stiamo dividendo, si stanno dividendo gli altri" - m'ha fatto tornare in mente quella volta in cui una ragazzétta con cui intrattenevo una relazione licenziosa quanto travagliata venne sotto casa mia a dirmi che così non poteva andare avanti, che proprio non ce n'era: le scenate di gelosia e i fiori e la turbolenza dei diciott'anni, guarda, anche no. Dopodiché me ne vado, m'aveva detto, t'accompagno al motorino, avevo proposto io, no tu ti fermi qua, m'aveva risposto piccata lei, perché se m'accompagni poi sembrerà sia io che fuggo da te, e invece sarebbe meglio che ci voltassimo le spalle qui e ora, all'unisono, parrà una decisione condivisa; e allora io m'ero voltato, servile fin all'ultimo respiro, e lei invece se n'era rimasta impalata, così era andata a finire che l'avevo piantata io, matupènsa.
Insomma è tutta una questione di punti di vista, ho pensato mentre leggevo del m5s, dividersi ha lo stesso suono onomatopeico di fesatura di cristallo, in tutte le lingue del mondo.
Ed è, né cangia stile.
Nessun commento:
Posta un commento