Per farsi trovare pronti, o forse dovrei dire per avere la convinzione di farsi trovare pronti, passavano innumerevoli unità di tempo a prepararsi.Non avevano pensieri che per quell'occupazione: prepararsi.Se lo ripetevano costantemente, se lo domandavano vicendevolmente, lo raccontavano a chi gli stava intorno, trincerandosi dietro l'ipocrisia di un avverbio affermativo monosillaba usato come si conviene.Tu, dì: ti stai preparando?Sai, sono molto impegnato in questo periodo, mi sto preparando.Ma ci staremo poi preparando per bene?Che quando poi arrivava il momento fatidico realizzavano sì, certo, di essere preparati: a volte poco, a volte molto, a volte addirittura ottimamente preparati. In altri casi: mal preparati.Ma ecco: preparati. Mica pronti.Perché esser pronti non ci sono orecchie per sentirlo, occhi per vederlo, parole per spiegarlo, essere pronti è una questione-fascio-di-nervi: lo si è, o non lo si è, questo gli sembrava d'aver capito.Ed era un fatto che gli causava 'gnivvòlta i tic agl'occhi, una verità alla quale non erano preparati, è vero, eppure alla quale, al contempo, a rigor di logica, dovevano essere pronti, oppure non era che l'esatto contrario, non ci si capiva niente. Certo che ne abbiam perso, di tempo, si sussurravano sconsolati, allora.
[questo qua sopra è un pezzettino di una ròba che si chiama, per il momento, Percolato. Che è poi una ròba per la quale, forse, a me sembra così, non sono ancora pronto. E tanto meno preparato].
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