10 giugno 2011

Collettivomèns sana (?) in corpore sano


Una matrimoniale, dice; due firme e i documenti, prego, dico. Entrambi?, chiede; entrambi, rispondo.
Millenovecentotrentasette lui, millenovecentottantuno lei, mica bielorussa, mica moldava: di Venezia.
Gùgol: professore emerito di architettura con lungo et pomposo curriculum lui, candidato alle provinciali per la lista pidièlle,  un ricco signore che potrebbe tranquillamente girare il mondo e costruire ospedali per bambini poveri e sfortunati ed invece si scopa l’avvenente assistente tuttofacènte che poi è lei, quella che per la sessione d’esami autunnale aggiungere in bibliografia il monografico sul capitello corinzio e l’ha redatto lei, matupènsa, millenovecentottantuno.

I collettivomènsi sono quelli che fanno le riviste con in copertina le fighe dentate, le dita mozzate e i mozziconi di sigaretta, le genti vomitanti dalle cervèlla. I collettivomènsi fanno uscire, in questi giorni, il loro nuovo delirio: si chiama CapezzOne, si legge capezzuàn, la covèrcia ti fa vedere un tipo prostrato a novanta gradi, un palloncino sul culo.

C'è - ci dovrebbe essere - molto disgusto, in questa edizione, a dispètto dei nomibèlli di Zabaglio Garrapa Magini Nacci Barison e Santoni, simonerò e la tostoìni, e poi tanti altri: pure la Madonna (cit.).
Il mio còso si chiama Disgustibus disputabilissimus est, inizia con quelle òtto righe là sopra ed è illustrato da otto bellèrrime tavole di Roberto Dramis Ink.

Capezzuàn ha centottanta pagine, pesa 590 grammi e costa 5 europei, otto euro e mezzo al chilo.
Se vuoi vederlo dal vivo dal 16 al 19 giugno potresti venire al Forte Prenestino, c'è Crack Fumetti Dirompenti, che ci son mica mai stato, io: però quest'anno sì.

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