11 maggio 2011

[quadernini di traduzione] Agli angoli

Rincòn, in ispagnuolo, significa angolo. L'angolo, l'intersezione di rette, di muri, di destini, quel luogo grumoso in cui due strade s'allacciano, quand'è alla luce del giorno, tutt'un magniloquente rincorrersi di punti di fuga, si chiama esquina. Ma quando è oscuro, dimenticato, quando se ne fa un nascondiglio occulto, ecco: in quei casi, quando galleggiando traccia parentesi d'oblio, l'angolo è un rincòn
Ogni esquina è convessa, ogni rincòn è concavo, ha un buco dentro, uno spiraglio squarciato, un dolore ch'è lontano dagli occhi ma annidato nel cuore, o nella testa: succede spesso, dalle parti di Buenaventura, Colombia, ai calciatori e ai pugili neri, sono l'ottantacinque per cento della popolazione, i neri, a Buenaventura, d'averci una cicatrice nei pensieri, e di sentirsi stupidi. 
Ogni angolo concavo, ogni rincòn, per euclidea definizione, e questo vale anche e soprattutto per i pugili ed i calciatori di Buenaventura, che son tutti neri, che si sentono tutti stupidi, è ottuso.
Ed ora, agli angoli.

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