29 aprile 2011

Resistere è anche imparare a stirarsi una camicia, e per un giorno non andare al mare, o andarci più tardi

Bicio è quell'amico mio che fa tùn-tùn-tùn col contrabbasso e scrive delle gran mail dalla Germania.

Bicio, in Germania, ha imparato a stirarsi le camicie da solo: vedeste che colletti lindi, bambine mie!, dice.
Bicio, il venticinque di aprile è andato a manifestare contro il nucleare sotto la centrale di Grohnde, a vederla dal vivo ho provato la stessa impressione che ho avuto al cospetto delle Vele di Scampia. Mi sono visto a pochi metri da un simbolo della paura. Un qualcosa a metà tra un mito ancestrale e un prodotto dei mass media. Tra una piramide azteca e Alien, scrive.
Bicio si ricorda di Chernobyl, anche se era un ragazzino ed eravamo tutti ragazzini quand'è successo, ricorda che per un po' non potevamo più bere latte. A me sembra ieri che non potevo mangiare le puntarelle. Era una roba di cui avere paura per tutta la vita, Cherbobyl, e quando per strada anni dopo incontravo le colonie dei bambini ospitati in romagna per dar loro un po' di aria buona una volta all'anno, mi veniva in mente il divieto di mangiare i trifogli e pensavo a quante altre cose saranno state loro vietate. E restavo senza fiato. Lo scrive ancora Bicio.


Tutto questo per dire che le mail di Bicio, peccato per voi che non v'arrivano, sono proprio belle.
E che il dodici giugno, secondo me, c'è da andare a votare contro il nucleare.
Magari evitando di andare al mare. O scendendo in spiaggia un po' più tardi.
Facendo un atto di resistenza.
Che è una ròba che dà il sorriso, resistere, come quando impari a stirarti una camicia da te.

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