Avevo questo chiosco sulla spiaggia a Isla Negra, sarà stato il sessantatré, che poi si chiama Isla Negra ma mica è un'isola. Venivano tutti i giovanotti della Santiago che scrive a trovare il poeta, sapete? Palazuelos, lo stesso Skármeta, Mauricio Wacquez. Ma poi però ci andavano mica, se ne stavano le ore a gozzovigliare e ubriacarsi e farsi le canne, mangiavano da me e mi lasciavano pure la mancia. Io invece sì che ci salivo, in quella casa che sembrava un veliero, prendevo la bicicletta e andavo ad insegnare a Neruda a cucinare.
La prima volta che gli ho fatto assaggiare il mio piatto forte m'ha guardato con una faccia tremenda e con la sua voce gangosa, lagnosa, ingolata m'ha detto ma sta roba qua, è cruda?. Quasi, compagno, quasi, gli dicevo io, e lui è finito per innamorarsene, del mio ceviche*, il piatto che più lacrime strappa dopo la gelosia, diceva.
E poi uno se ne sta in giro e certe cose non le scrive: giovedì scorso su Finzioni, nella puntata nuova di Trasudamerica, scopri che Jimenez, il postino di Neruda, era mica un postino.
[nella bonus track due ricette, per dire]
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