I mericàni per dirti che sei una testadicàzzo ti danno dell'asshole, non serve tradurre, ma pure del dickhead. Se sei una testadicàzzo significa che non elabori con la testa, ma con l'altra metà del composto, notoriamente poco avvezza allo sragionamento.
Gl'ispagnuoli, ah gl'ispagnuoli, usano una ròba ancor più arzigogolata: gilipollas.
Gili viene dal gitano jill, tonto. Il tonto è il bobo, rende abbastanza l'idea, tu sei là che dovresti dire qualcosa di intelligente ed invece tentenni bobobo, sciocco che non sei altro.
Lo stupido ed il pene fanno un'accoppiata tremendamente efficace, vuoi offendere qualcuno in ispagnuolo?, allora dìgli tontolaba, tonto de la haba, la haba è la fava come l'ortaggio ma anche no, oppure bobochorra, bobo già l'abbiamo incontrato, la chorra è quel pezzo di carne che il signor Holmes aveva più corto di una cadillac (cit.).
C'è una storiella in cui si racconta che c'era una volta un pubblico ministero nel Consiglio di Re Felipe III, si chiamava Gil Imón de la Mota. Aveva due figlie, Gil, Fabiana e Feliciana, ad esser belle eran mica belle, ad esser argute men che meno.
E se ne andavano a tutte le feste dell'alta società, Gil e le sue pollastrelle, alla ricerca d'un buon partito che arrivare, arrivava mica.
Epperò: insistevano. Lo capivano mica che li pigliavano tutti per il culo.
Gil y pollas se li cagava nessuno.
Che tonti, loro.
E che testedicàzzo, però, tutti gl'altri che li perculavano, dài.
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