Ieri sera son stato in India.
Ma davvero parti per l'India?, m’han chiesto.
Certo, ho risposto.
E quando torni?
Subito, ho detto io.
Un viaggio breve, allora.
Una fuga fugace, ho sottolineato.
Darjeeling sta nel Bengala (dell’Ovest); ci sono i monti, c’è il verde e c’è una ferrovia pittoresca.
Montefiascone sta nel Viterbese (dell’Est; anzi, dell’Est Est Est); ci sono i monti, c’è il verde, ferrovie non saprei, mai preso il treno per andare a Montefiascone.
Darjeeling e Montefiascone hanno una ròba in comune: son entrambe città in cui spicca per eccellenza un prodotto che inizia per T.
A Dargelìn c’è il tè, un tè che prende il nome dalla città.
A Montefiascone c’è la Turan, che è una birra e che prende il nome da una divinità che abitava a Montefiascone, nel passato. O giù di lì.
Ieri sera il bicchiere mio s’è fatto arancione, di quegli arancioni che hanno solo i peli di volpe, oppure il tè di Dargelìn. Eppure non c’era calore, senti sempre un accogliente tepore quando stringi le volpi o le tazze di tè: il bicchiere invece ieri sera era fresco, diciamo otto gradi, c’erano le bolle (mai viste bolle nel tè, nelle volpi sì, ma solo in quelle malate, poverine) e un sottile strato di schiuma.
La Fugace è la nuova arancionissima Pale Ale di Turan. Loro la dicono Pale Ale, oppure Bitter Ale, per me è una India Pale Ale con tutti i crismi, di quelle che producevano a Burton-On-Trent e pubblicizzavano sulla Calcutta Gazette negl’anni trenta del millottocento anche se il giro del mondo lo facevano mica, quelle birre, quelle vere false India Pale Ale.
Ieri sera sono stato in India, dicevo, c’erano braccianti agricoli nipponici che invece delle foglie cuspiformi raccoglievano sorridenti luppoli Sorachi (ch’è un nome sorridente pure lui); coloni britannici coi pantaloni alla zuava ed i baffi rossi impiastricciati di schiuma impegnati a saggiare un'ambrogia d’un ramato luminescente in boccali eleganti, pensa che la fanno a Montefiascone!, bofonchiavano tra loro i notabili di Sua Maestà la Regina Vittoria; e mentre ero là, in India, ho sentito i profumi erbacei del Fuggle attanagliarmi per un attimo, fugaci, senza persistere troppo, più una passata e via.
Una zampata ferina dietro la nuca, ogni sorso di Fugace, sinuosa come una tigre del Bengala.
Che poi a farsi graffiare dalle tigri si piglia gusto, non fai che sognarne altre, questo lo sai pure tu, e fidati se ti dico che pure di Fugace dovrai farne scorte copiose, perché va giù ch’è una meraviglia.
Pel resto oh: l’India, poi, mica tutto quel granché come dicono.
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