19 ottobre 2010

Volendo #4 (di Francesca Santucci)





[Volendo ci sarebbe quella rubrica che mi sono inventato e che ci sto prendendo gusto, è fatta di storie che iniziano tutte con la stessa frase, che poi è Volendo potremmo raccontare la storia, e che c'è tutti i martedì: qualche volta anche gl'altri giorni, però. In genere, il martedì, però.



Volendo, poi, puoi provarci pure tu, dicevamo martedì scorso.
Francesca Santucci, che è brava ma sul serio, ci ha provato. Il suo Volendo fa così:]


Volendo potremmo raccontare la storia di Allison, Jeffrey, William e Sandra che, il 4 maggio di un ’70 lontano perso tra i cori del Kent e il rullo di tamburi, ne sentirono 67. Forse 68. 
Ecco, morire non deve essere poi così assurdo, cioè, moriremorire, intendo. 
E Allison e Jeffrey e William e Sandra ne sentirono 67. Forse 68, ma a me piace pensare che sentirono solo il primo e niente più. 
E si che nacque tutto come protesta ad una scelta avventata, anche se quello che li spinse, quella mattina, a scrivere in cubitali su lenzuola vecchie e macchiate fu qualcosa di più. 
In realtà la Guardia Nazionale non è che sia stata poi autorizzata a sparare sulla folla, però, come dire, tu sei là ed hai un fucile tra le mani e la merda nelle mutande e di fronte universitari col solletico nei jeans strappati ti urlano bestemmie e ghigni e preghiere, a modo loro. E i fumogeni non funzionano, lo sai che non funzionano. 
La guerra del Vietnam troppo vicina. Tanto. Vicina. 
Viva l’America.
I soldatini di piombo e Nixon stanno arrivando, il 4 maggio di un ’70 lontano perso tra i cori del Kent e il rullo dei tamburi e gli striscioni di fronte al campus universitario e tutte quelle teste, bionde e more e rasate e le urla, ecco, non te lo aspetti di sentirne 67, che tra l’altro 
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che tra l’altro Nixon la Cambogia la può invadere quando vuole, qualcosa bisogna fare, solo che
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In tredici secondi puoi fare tante cose. Cioè, roba tipo pulirti le orecchie o scaricare il water o versare il latte in un bicchiere che berlo dal bricco fa sempre un po' senso.

Tredici secondi ce li mise Allison per raggiungere le centinaia di manifestanti di fronte al campus, tredici ce li mise Jeffrey ad allacciarsi le scarpe, tutt’e due, quella mattina. William in tredici secondi scrutò la folla di fronte a lui e si chiese cosa ci facesse lì, Sandra in tredici secondi raccolse pietre da lanciare alla Guardia Nazionale come fossero monete da tirare in una fontana.
Volendo, Allison, Jeffrey, William e Sandra il 4 maggio di un ’70 lontano, perso tra i cori del Kent e il rullo di tamburi, sentirono 67 proiettili graffiare l’aria. Forse 68. 
In tredici secondi.
Viva l’America.

Volendo potremmo raccontarvela, questa storia. Ma quella di Allison, Jeffrey, William e Sandra che il 4 maggio 1970 sentirono 67 proiettili graffiare l’aria del Kent l’hanno già raccontata Crosby, Stills, Nash e Young in Ohio e ci ha scritto sopra anche Ginsberg in Hadda been playin’ on the Jukebox che poi l'hanno cantata i Rage against the machine.
(Io in tredici secondi, ecco, non riesco a fare nulla). 
Viva l’America.

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