Aleksandr Malinovskij aveva un viziaccio: quello di affibbiarsi uno pseudonimo al giorno.
Malinovskij era nato a Tula, che non è Thule anche se la pronuncia ci somiglia assai, portava i baffi ed una volta Lenin l'ha elogiato pubblicamente per un corso di economia politica che parapìm parapàm, non c'interessa molto.
Malinovskij, poi, si faceva chiamare pure Bogdanov. Era nato e tornava spesso e volentieri a Tula, è stato il primo a tradurre Il capitale di Marx in russo e poi ha scritto un romanzo fantascientifico, tra le altre cose, che si chiama Kresnaja Zvezda, che poi significa La stella rossa, in russo.
Ivan Bogdanov, o Ivanu Bogdanovu se si accetta la grafia serba, mi sa che Marx e Malinovskij e Lenin non li conosce, o se li conosce li schifa.
I commilitoni, si può dire i camerata?, i camerata allo stadio lo chiamano Coi, che significa in serbo Coi non lo so, non una ròba bella, secondo me.
Se te lo trovi davanti, il Bogdanov, mica ti viene il coraggio di dire forza Partizan.
Ha una granata tatuata sul pettorale destro, sul sinistro una croce greca, la croce ortodossa, e dentro la croce ortodossa i colori nazionali serbi, e dentro la cornice dei colori nazionali serbi, lo stemma della Stella Rossa di Belgrado. Crvena Zvezda, in serbo.
Ivan, che dirgli il terribile vien facile, e che poi secondo me è terribilèrrimo, anzichenò, l'hai visto pure tu quando faceva il saluto romano o il tre con le dita, che poi in serbo si dice tri prsta ed è un richiamo alle tre cose davvero importanti per gli ultranazionalisti serbi: Dio, Patria, lo Zar. Poi la faceva pure Arkan, ma quest'è un'altra storia.
Sull'avambraccio ha un tatuaggio, Ivan Bogdanov, c'è scritto 1389 che è la data della battaglia della Piana dei Merli, la waterloo per eccellenza nell'immaginario collettivo serbo, arrivano gl'Ottomani e te li uccidono tutti, i compatrioti, dall'ultimo sfigato soldatino al comandante Lazar Hrebeljanović, che muore lasciando una figlia, che poi diventa una concubina di Bayezid I ch'era il comandante dei Turchi, una brutta storia, è da lì che nasce l'ultranazionalismo, nasce da lì ed arriva fino ai carrugi, fino all'impasto della farinata, fino ad una mattinata zenese in cui invece di parlar di calcio bisogna andarsi a studiare la geopolitica dei Balcani, e stiamo messi mica meglio, noialtri, che sull'avambraccio ci tatuiamo il nome della morosa.
Malinovskij, ad esempio, cosa si sarebbe tautato, sull'avambraccio?
Nessun commento:
Posta un commento