Ivan Pavlov vinse il Nobel nel millenovecentoquattro, Nobel per la medicina e la fisiologia, per aver eviscerato la sua teoria sui riflessi condizionati.
Semplice che potrebbe capirla pure un cane: tu mostri ad un molosso un pezzo di carne, glielo sventoli sul muso, abbinandolo al tintinnare d'un campanello (per la precisione: in una fase detta uno prima la ciccia, poi il campanello; nella fase detta due, campanello e ciccia in contemporanea; fase tre: campanello, ciccia poi vediamo).
Se lo fai una, due, cento volte, condizionerai lo stimolo dell'appetito nel cane al suono del campanello: ad un certo punto vedrai che al semplice tintintìn, senza tirar fuori la bistecca: il cane sbaverà.
A Pavlov dovrebbero dargliene un altro, di Nobel, altro che a Piaget, per il fatto che questa storia dei campanelli e della ciccia, poi, mutatis mutandis, è un po' il meccanismo alla base del peekaboo, che magari conosci meglio come bubusèttete.
[per inciso, ho in corso una campagna di evangelizzazione alle gioie del bubusèttete]
Prendi un bimbo, stavolta, non un cane: mettitigli di fronte e copriti il volto (esiste anche una versione alternativa, si fa con un pupazzetto). Con la faccia coperta (o con il pupazzo nascosto dietro la schiena), comincia a sbiascicare un decisamente cupo buubuu: poi spalanca le mani (o fai far capoccèlla al pupazzo), se ce la fai assumi un'espressione da ebete sorridente e grida, con l'apertura della cavità orale più ampia che sai ottenere, sèttètè!
Il bimbo, anche se è un cane, riderà.
Fallo uno, due, cento volte: condizionerai lo stimolo delle risa nell'infante al solo coprirti il volto. Oppure, al solo nascondere il pupazzo. O ancora, al solo dire bubu, nemmeno serve che tu finisca.
Perché vedrai, basterà un buubuu per scatenare grasse risate.
Poi magari diventano tinègier e ti sfanculano di nascosto appena chiudi la porta della cameretta o meglio diventano scemi dietro ad un mellifluo ancheggiare.
Ma alla fine della fiera, non son forse pure quelli dei riflessi pavloviani?
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