05 giugno 2010

Che poi [del tutto d'alleggerimento, e che ci piglierem l'azzardo d'intitolare SoUmilianze]

Che poi uno che conosco di sfuggita raccontàvami d'essere in contatto con una signorina alla quale un giorno sì e l'altro pure uno stuolo di pugnaci fan si pigliava la briga d'elencare a chi somigliasse di più.
La ricerca del punto d'incontro, della somiglianza di fondo, è un'arte antica, efficace quanto banale. Lo stesso Marco Polo, nel Milione, se la terra di Cina mandarina s'aveva proprio da dipingere meglio era, pensò, farlo tracciando con verbosi pennelli tratti dai colori già conosciuti, già visti, familiari, dopotutto.
Ricercare l'originalità, rifuggere la banalità, è invece pure questa art'antica, ma tanto inefficace quanto, back again, banale.
E quindi niente, mi raccontava questo qua che conosco di sfuggita che quella signorina, non senza soffocare un risolino, raccontàvagli come fosse tutt'un quotidiano susseguirsi di qua sembri Gemma Aterton e di qua Sofì Mersò, che lei rispondeva ma anche no - perché era una tipa umile, alla fine della fiera - anche se poi il migliore in assoluto era quello che svincolandosi dal giocoso passatempo dell'adulazione estraeva dal cilindro la deprimente et banale (nonché adulatoria) prosopopea del tu non somigli a nessuna se non a te stessa, che cosa vuoi dirgli ad uno così? Bravo, e niente di più, col tono che vi viene meglio pensato.
E questa storiella m'ha fatto riflettere, riflettere un bel po'. Se un giorno mai quella signorina dovesse chiedere a qualche pennivendolo di scriverle un monologo, e quel pennivendolo somigliasse per puro caso a me, ecco, penso che mi uscirebbe un pezzo molto somigliante a certa roba di Céline, dove parlerei di bugie con le gambe corte e caviglie eloquenti, perché è nelle caviglie che si nasconde la beltà delle signorine, proprio come diceva Céline.

Tempo fa scrissi una frasetta a Gianluca Morozzi, e ci fu chi disse che sembrava una ròba di Paolo Nori, e ci fece del sarcasmo su, "sembra ci sia un Paolo Nori dentro ognuno di noi", mi sembra fosse la brillante e spiritosa invettiva.
Ed ecco, ieri l'altro ho trovato un passo di Julio Cortàzar che somiglia proprio un fottìo a certi passi di Paolo Nori, ma mica m'è venuta voglia di rimproverarglielo.
Vi dovesse capitare in futuro di farmi notare a chi somiglio, ecco, ditemi allora che somiglio a Cortàzar.
E poi, se proprio volete farmi l'uomo più felicèrrimo di questo mondo, sciorinatemi pure un melenso tu non somigli a nessuno se non a te stesso.
Che non m'offendo mica, io.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Tu, in effetti, sei molto somigliante al pesce rosso qui di fianco. Stessa espressione acuta, stessi occhiettini vitrei!

R.

Bloggo ha detto...

Senta, non è che può scrivere quel passo di Cortazar col fottio di Paolo Nori dentro?

Fabrizio Gabrielli ha detto...

signor(a) Bloggo, dìami il tempo di trovarlo, quel passo là. Credevo fosse in Tanto amore per Glenda, invece no. Lo cerco meglio, e poi che peste mi colga se non lo metto su.

Bloggo ha detto...

ci metta il tempo che vuole, io devo ancora stirare una montagna, pulire la stamberga, cucinare e lavare i piatti, questo nonostante gli uomini siano nati per bere birra a strafottere :)

Fabrizio Gabrielli ha detto...

ecco, lo trovo mica, quel passo.
Però, così a naso, mi sembra fosse una frase che sta dentro Papeles Inesperados, quando dice, di Julio Silva, "un amico fantastico che non so cosa farei se non ce l'avessi", ed io, a legger quella frase, c'ho sentito un fottio la voce di Paolo Nori. Poi magari sono io, che mi faccio certi viaggi, ci sta.