Pròvaci, a chiamare l'ufficio Lost & Found di Lufthansa: che ti mettono la musichetta d'attesa, loro, tu sei lì di già svariatamente incadzato e ti scatta la melodiuccia d'attesa, oh sì, don't worry be happy, fà la musichetta d'attesa.
Ti sembrava fosse quella, mi sarò sbagliato pensi, non ci credo possano essere così mefistofelici, così proni ad irriderti, io son lì di già svariatamente incadzato e come credono d'esorcizzarmi, loro, quale dantesco contrappasso ti sciorinano, loro, don't worry be happy?
E' proprio lei.
Tuuu-tu-tu-tùtu. Turuturuturutù. Don't worry.
Ma anche sì.
Be happy.
Ma anche no.
E squilla, squilla a vuoto, il numero del Lost & Found di Lufthansa, oppure è occupato. Allora attacchi la cornetta. Ci riprovi. Zeroseinovantacinquesessantacinqueseisèttesèttesètte. Sèttesèttesètte. Te lo sei imparato a memoria. Come la pagina del televideo, quella dei sottotitoli. Sottotitoli che invitano a: don't worry. Be happy.
Zerosei. Novantacinque. Sessanta cinque. Sette. Settantasette. Lost. And found.
Insomma, found proprio no, che tanto trovar li trovano mica mai i bagagli, sei sbarcato a Fiumicino ed il tuo trolley pasce beatamente a Shanghai (surprise! ma anche no).
Piuttosto, Lost.
[Ora: se ogni sigla numèrica ti ricorda una serie à la Fibonacci, sei a ruota di Lost. L'ho letto su Facebook. C'è da crederci]
Le altre valigie rimirano sottecchi il tuo trolley: cammina tra noi ma non è uno di noi, bofonchiano.
Il tuo incubo è interminabile. Nessuno risponde dall'altro capo dell'apparecchio.
Don't worry, be happy, nel frattempo, però.
Rilancia con una contromusichetta d'attesa, sussurrata sommessamente: Help, I need somebody, Help!, not just anybody, Help!, I need someone, help e che cazzo.
Tanto nemmeno così ti risponderà nessuno.
E tu don't worry, be happy.
Ma la prossima volta, un paio di mutande nel bagaglio a mano, ecco, vedi di mettercelo.
Così, per sicurezza.
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