21 luglio 2008

L'IWPR secondo Hellionor (Zam.it)

Non sono uno scrittore navigato, perciò non so se alla recensioni si può reagire così, riportandole pedissequamente, entusiasmandosi per ogni citazione.
Forse dovrei assumere un approccio più disincantanto, più snob.
Accrescerebbe l'aura intellettualoide, I must suppose.
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Invece, vi segnalo che da oggi su Zam c'è una recensione dell'Inafferrabile Weltanschauung del Pesce Rosso, a firma di Hellionor, al secolo Eleonora Lorenzo, autrice anche del blog Storie come Foglie (qua il suo profilo su Zam).
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Pieno di dubbi ancora su quanto sia opportuno disquisire su una recensione, la eviscero salvo poi riproporvela in versione integrale.
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Mi è piaciuta l'etichetta di favole appioppata ai racconti brevi (Fabula est quae neque veras neque veri similes coninet res - "De ratione dicendi ad C. Herennium", citazione forbita numero uno).
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Me gustò anche la finezza di cogliere nella prosa rossopéscica il mood del blogger.
Che poi, forse, è il blogger che ha attinto a piene mani - per quanto riguarda lo stile e la brevitas (citazione forbita numero due) - dal retroterra scrittoriale dell'autore di racconti brevi. Ma questa è una teoria socioletteraria di cui mi assumo le responsabilità connesse alla paternità.
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E concordo su tutta la linea sull'assenza di ogni velleità da scritto generazionale.
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Detto questo, mi scuso con Hellionor e con tutti i lettori esigenti per la mancanza di "solida profondità", che magari potrò solidamente approfondire (o approfonditamente consolidare) quando scriverò di (e contestualizzato in) dinamiche che meritano un closer look (forestierismo numero uno), più closer di un racconto breve che si immagina vissuto sulle squame di un pesce rosso, cioé... dicevamo?
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E per le Centoparole che, purtuttavia, non ambivano a racchiudre in loro "l'intera esistenza".
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D'altronde, fa bene Hellionor a sottolinearlo, solo i grandi ci riescono (anche con meno di cento parole), ed il Gabrielli ancora grande non è.
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Ma sta lavorandoci su, si dice. Col piccone e le maniche arrotolate, una buona dose di umiltà nelle tasche ed una pagnotta rifatta nel paniere.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao,
sono Hellionor e come promesso ho dato una manata al mio lentissimo pc per intervenire sul blog.
Tralasciando l'imbarazzo per aver trovato il link del mio blog (che mi fa da mezzo portfolio) nella pagina, arrivo subito al dunque.
:) sono contenta che alcune parti ti siano piaciute. Quelli erano gli elementi che mi sono piaciuti di più, che mi avevano più divertita. Parlando della poca profondità, è sì qualcosa su cui occorre lavorare, ma credo che i racconti vadano bene così. Non nego e non ritiro l'idea secondo la quale il lettore esigente si aspetta, leggendo dei racconti, un qualcosa di fondo, un corpo più solido, una forza che lo trascini verso il fondo, un fondo oscuro che la letteratura sa offrire più di qualunque altra arte e che qui, per motivi di spazio, stile e tono non c'è. Ma i raccontini, questi, secondo me vanno bene così. Io incarno il lettore esigente, ma non così esigente da non apprezzare, comunque, la dolcezza e la bellezza di una lettura che, in confronto ad altre, è leggera e gustosa.
A proposito delle Cento parole, sono certa che l'intento non fosse quello, ma è bene che io sottolinei anche questo. Cerco sempre di essere imparziale e dura, se serve. Un titolo così...come definirlo? pazzesco (è splendido!) mi aveva un po' inebriata e fuorviata, faccio sempre diecimila castelli in aria sui libri che inizio e comincio sempre dal titolo. Un titolo simile rimanda ad una visione non solo fiabesca ma anche immensa della vita. In tal senso parlo di leggerissima delusione, non in altro. Se il libro non pretende di paragonarsi ai grandi, meglio ancora: ciò ne esalta la limpidezza e la trasparenza.
Ora ti saluto, torno alla mia meritatissima vacanza. Ti confido un ultimo segreto: credo sia un complimento speciale da fare ad un autore, o almeno io lo interpreto così (e parlo per esperienza). La tua raccolta mi ha consumato molte energie...cercavo di inquadrarla nel miglior modo possibile, completamente, sentivo che mi si chiedeva questo. E' stato un duro lavoro e devi esserne fiero: un libro subito inquadrabile è un libro che non lascia tracce.
un bacio
Hellionor

Fabrizio Gabrielli ha detto...

Allie cara,
niente ci fa mai, davvero, da portfolio. A volte è un bene, altre no.
Sulla questione della profondità credo vadano messe in chiaro le cose, una volta per tutte.
Prescindendo dalla confusione che regna nelle mie cervici sulla figura del "lettore esigente" (mi sono sempre reputato un lettore esigente, ma mi sa che i paramentri sono un tantino differenti), non concordo con te, e nel confutapost affermavo proprio questo: un racconto breve nasce per essere poco profondo. Ha altre caratteristiche: la dinamicità marinettiana, la pirotecnicità, la sublimazione del surreale, la frivolezza ricercata. Mi viene in mente il Cortàzar di Storie di Cronopios e Famas. E mai niente fu più distante dal concetto di "profondità" come lo intendi tu.
Punti di vista.
Paragrafo "titolo".
Se ti riferisci, come mi sembra di capire, al titolo della raccolta, l'effetto inebriante è voluto così come lo spiazzamento che DEVE conseguirne.
L'onnicomprensività di una Weltanschauung, bene. Densa di aspettative, occhei. Ma è pur sempre quella di un pesce rosso, bada bene.
Come dire, la pachidermia di una formica.
Ultimo ma non per importanza, lusingato per averti risucchiato energie, ma non mi prenderei tutti i meriti.
Buona parte, sono sicuro, spetta anche alla lunga sessione d'esame che, noialtri universitari lo sappiamo bene, sembra sempre interminabile.
Buone vacanze, e abbracci
F