28 giugno 2008

Se una notte, d'estate, uno spettatore...

...ha reazioni alterne, non fategliene una colpa.
Oggi, girovagando per la rete, cercando chissacosa mi imbatto in queste righe:
"L’istinto dell’attenzione e della tenerezza è un archetipo precedente alla ragione. Si calcola che la parte di cervello che ne è responsabile ha strutturato le sue forme e le sue funzioni circa 125 milioni di anni fa [...]. Solo negli ultimi 3-4 milioni di anni è sorto il "neocortex" (corteccia celebrale esclusiva dei mammiferi, "ndr") e con esso la ragione astratta e il linguaggio relazionale."
Questo significa che se ieri sera, ad uno spettacolo inscenato da una delle sessantaquattromila compagnie teatrali civitasvetuline, ho subito supinamente le due-ore-due di palcoscenico senza sentirmi per tre-secondi-tre rapito slash sinceramente interessato, lo devo alla parte di cervello più ancestrale, che regola l'attenzione (se e solo se) frammista alla tenerezza.

Maledico in cambio il mio neocortex, fottuto il giorno in cui ci siamo evoluti.
Se non altro perché poi, per l'ora successiva, ho cercato di salvare capre e cavoli in primis con me stesso. Cercando di autoconvincermi che, tutto sommato, non era stato malaccio (invero, non lo era stato, almeno non tutto).
Affanculo la ragione, affanculo il linguaggio relazionale.
La prossima volta, se uno è un cane giuro che lo dico.
Che ME lo dico.

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