23 dicembre 2007

Il mio Pesce Rosso è tornato...e non se ne andrà più


E poi bussò alla porta.
Rimasi basito. "Sei tornato", gli dissi.
Furono abbracci calorosi, compenetrazione di fibre e squame, lacrimucce di commozione.
"Dove sei stato, tutto questo tempo?", gli chiesi.
"Non lontano, non lontano".
"Dietro l'angolo", aggiunse sorridendo beffardo.
Non m'importava molto, per la verità. Ciò che contava di più era che fosse nuovamente con me.
Avevo dimenticato la sofferenza di saperlo lontano, non una chiamata, non una cartolina.
Perché? Era partito davvero, un dì?

Per la strada, cingalesi senza permesso di soggiorno trovavano la forza di aggirarsi agghindati da Santa Claus, allietando le mattinate da shopping schizofrenico con percussioni tropicali e fisarmoniche sfiatate. I jingles, quei jingles, li conoscevo tutti.
Il Natale srotolava le sue spire appiccicose sui muri, sulle luminarie.

"Avrai tanto da raccontarmi", lo incalzai.
"Ci sarà tempo", mi disse. "Abbiamo tutto il prossimo anno".
Fu in quel momento, mentre si accendeva un Cohiba Maduro, che realizzai quanto gli voglio bene, io, al mio Pesce Rosso.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

come fa il tuo pesce rosso a permettersi di comprare un cohiba maduro di questi tempi? Questi rossi, hanno una marcia in più.

Fabrizio Gabrielli ha detto...

si da il caso, dear anonimo, che il Pesce Rosso non li compra, i cohiba maduros... glieli inviano per direttissima da La Habana.
D'altronde, di lui che è Rosso, ma Rosso davvero, il lider maximo non s'è mai dimenticato...