08 giugno 2010

Brunch con Carruezzo, pranzo con Caprioli, cena con Kuciewski. E poi niente: spiagge.

Per Gallimard uscì una manciata d'anni fa un libro di Nathalie Kuperman, "Petit Déjeuner avec Mick Jagger", ch'ora poi è stato tradotto in italiano ed è fuori per i tipi di Del Vecchio, s'intitola "Colazione con Mick Jagger" ed è uno di quei libri che probabilmente non leggerò mai, non foss'altro perché di infatuazioni estemporanee per certe storie son vittima almeno dieci volte al giorno, e stessi a sentirmi anche solo per un momento finirei per passare l'esistenza intera ad affogare nelle frasi, invece di fare la vita dei giovini che se ne vanno alle spiagge e prima d'andarsene alle spiagge disquisicono su quanto è figo andarsene alle spiagge mentre poi, una volta di ritorno dalle spiagge, l'argomento di discussione, topico ed imprescindibile, è solo ed esclusivamente: quanto si stava bene, però, oggi, eh?, alle spiagge, eh?

La Kuperman, in quel libro, prepara la colazione tutte le mattine per quello che si muove come tra una parodia tra una majorette e Fred Astaire (così Truman Capote su Mick Jagger, giuro), e lo aspetta, lo aspetta invano per tutta la mattina, e mentre lo aspetta riflette su tematiche profondissime e costruisce architetture di pensiero intelligentèrrime e tutte quelle cose là che si fanno quando sei una scrittrice che prepara la colazione per una rockstar sotto il cielo plumbeo d'una Parigi ostile.

Ieri l'altro ero alle spiagge, avevo con me Tanto amore per Glenda ma non ne ho letta nemmeno una pagina, no, mi sono sono incaponito sul pensiero di me ad un brunch con Eupremio Carruezzo, dove immemore delle sue gesta intonavo il ballo del pippèro; a pranzo ero invece con l'Anita Caprioli, e cercavo di confessarle l'ammirazione per il suo proffuso impegno attoriale mentre l'occhio mi sfuggiva verso la scollatura, e a cena niente, ero con Tomasz Kuciewski, lesso di Zubrowka che faceva la linguaccia sbarazzina ad ogni pocopiùcheteenager che lambiva il nostro tavolo.
Mi starò mica svuotando?, mi son chiesto io, ieri l'altro, mentre ero alle spiagge.
Starò mica tornando giovine, di quei giovini che se ne vanno alle spiagge e prima d'andarsene alle spiagge disquisicono su quanto è figo andarsene alle spiagge mentre poi, una volta di ritorno dalle spiagge, l'argomento di discussione, topico ed imprescindibile, è solo ed esclusivamente: quanto si stava bene, però, oggi, eh?, alle spiagge, eh?.

Perché se così fosse, poi, dove mai troverò il tempo per non leggere così tante cose?

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