22 aprile 2009

Sulla traduzione (secondo Cortàzar)


"La traduzione mi affascina come lavoro paraletterario o letterario di secondo grado. Quando si traduce, vale a dire, quando non si ha la responsabilità del contenuto dell'originale, il problema non sono le idee perché quelle le ha già messe l'autore; basta trasferirle e a quel punto i valori formali e quelli ritmici che si sentono pulsare nell'originale passano in primo piano".

(da "Il giro del giorno in ottanta mondi". Che è un almanacco popolare, o un collage dadà, o un insieme di testi indipendenti che nascono dalla nostalgia per quegli almanacchi che leggevano i contadini e in cui c'è di tutto, dalla medicina popolare alla puericultura, dai consigli per piantare le carote alle poesie, secondo le parole di Julio. Al quale piacevano particolarmente perché "vanno contro la nozione di genere, ormai piuttosto indebolita, ma ancora in grado di fare disastri").

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