02 gennaio 2009

Riduzionalismi Norreni

E la mattina di San Silvestro, poi, l'ho passata a leggere straleggere e rileggere tutti i giornali che avevo a disposizione, compresi un numero estivo di Di Più e Il Giornale dell'Albergatore.

Sul Corriere della Sera, il solitudinedeinumeriprimesco Paolo Giordano faceva soccuocere a fuoco lento Buzz Aldrin, Johan Harstad, Bjork e i Cardigans.
Si parlava di Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?, primo romanzo di Harstad.
Che è ambientato tra Norvegia e Far Oer, antico possedimento Danese, e che tra i personaggi annovera una tale Ennenne, che ascolta solo Cardignas, per inciso, svedesi.

In questo trionfo di norrenità, Giordano non si fa sfuggire l'allusione a Bjork, archetipo di ogni atmosfera da aurora boreale su sfondo di villaggi ammantati di neve.
E scrive "il suo nome da solo è capace di richiamare tutta la desolazione delle isole Faroe, i prati verdi e piatti sotto il cielo livido, i licheni brillanti che ricoprono le rocce, il mare scuro tutto intorno: gli emotional landscapes di cui parla la cantante islandese in Jóga, insomma, e quell'isola sperduta, che nel meraviglioso videoclip girato da Michel Gondry, lei svela aprendo l'eskimo bianco all'altezza del cuore, come se si trovasse proprio lì. Perché Björk è l'Islanda (okay, non le Faroe, ma il colpo d'occhio è simile). Björk è buona parte di quello che sappiamo su un'isola persa nel Mare del Nord, senza esserci mai stati."

E siccome venivo dalla scoperta di Hanne Hukkelberg, e da certi racconti durante una lunga pokeristica nottata sulla reputazione che hanno i faroerensi di danesi ed islandesi, ecco, mi chiedevo se Bjork, con quella sua riconducibilità istantanea, non sia la causa prima di certi riduzionalismi norreni.
Non solo.
Sarebbe bello sapere che ne pensano certi abitanti di Torshavn, di Bjork.
Per me, ce n'è da far esplodere una crisi diplomatica tra staterelli.

[Tipo quella che scoppierebbe con Andorra se solo... Se solo.]

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