02 dicembre 2008

Non lo so, io

...ma più passa il tempo, più mi sembra di abitare a Phnom Penh.
E sì che c'è un miracolo tutto civitasvetulino, in corso.
La prima città del Med, noi.
Barcellona, pfui.
Poi scopri (meglio, scoprono) che i tassisti sono tredici, non una cifra così per dire, ma proprio tre-di-ci.
Che i botteghini della stazione sono chiusi. Non un giorno, o mezz'ora, così per fare. No. Proprio chiu-si, vitanaturaldurante.
Roba da turisti, penserete voi.
L'autoctono se ne sbatte, se non ci sono i tassì. Ed il biglietto lo fa al giornalaio.
Però.
Però se ha voglia di qualcosa da mangiare alle undici e mezza di sera di un infrasettimanale, sbattiti per terra. Al massimo c'è il kebabbaro di Viale Baccelli.
E se volessi ricaricare un telefono?
Pazzo.
I bancomat non vanno, chiudono la saracinesca come tutti gli altri alle otto, guai a sgarrare. Alla stazione, ombelico e coacervo di ogni malfunzionamento civitasvetulino, ma ssei matto che hanno il pos per le ricariche telematiche? Alla stazione? Ferroviaria? Del primo porto del Med?

Eppoi la cassiera, che ti vede incazzato, ti chiede sorridente "non sei di qua, vero?", come a dirti "noialtri lo si sa".
Infatti no, non sono di qua.

Siamo tutti di Phnom Penh.
Io sono di Phnom Penh.
Ed anche lei è di Phnom Penh.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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