Vado ad aprirle la portiera. Un gesto d'altri tempi.
Accomodata nell'abitacolo, le faccio notare con disinvoltura che né emmepitre né compact disc hanno fatto breccia nel mio cuore. Io ho ancora il lettore di cassette.
"Amabilmente retrò", sentenzia lei.
Mi sento la vittoria in tasca.
Durante il viaggio ci perdiamo, in ordine sparso, in ricordi nostalgici per Paolo Valenti ed il Novantesimo Minuto che fu; nel malinconico Notturno Chopeniano che, quando per la prima volta Chiara l'ha suonato per me al piano, pensate pure quel che vi pare ma una lacrimuccia di commozione è scesa furtiva; nei Forse, forse, forse di Celia Cruz, prima di rotolarci tra le coperte come gli Isley Brothers insegnano.
Il riff batteristico di My Sharona irrompe truffaldino, liquefacendosi poi nell'altro riff, stavolta di basso, della schiumosa ed ovattata Navigherò la notte di Neffa.
Qua si parla di relax, come diceva la F.i.t Prod - e con loro, un io nella parte più divertente dei venti - perciò c'è spazio anche per arcobaleni, leccalecca e raggi di sole a scaldarci il viso in un esordio d'aprile che più piacevole non era possibile sperarlo. Er traffico - che sia di Roma o no - ci si aggroviglia tutt'attorno, ma noi, appigliati ad un sentimento, con l'abito nero e gli occhiali da sole, ienisticamente sfanculiamo i clacson e, finalmente liberi - come i Clash - lasciamo i pensieri fluttuare tra le esalazioni di sigarette al mentolo.
Giunti a destinazione, scendo per aprirle la portiera.
Un gesto d'altri tempi.
Poi le volto le spalle, come per andarmene. Mi fermo un attimo. Girandomi, la trovo ad osservarmi interrogativa.
Ho un dubbio, che devo assolutamente togliermi.
Sguardi interminabili.
"Col fischio o senza?", le chiedo.
Dopodiché, saltellando, mi rimetto alla guida, mentre il mangianastri riavvolge lenta la colonna sonora del ritorno.
Accomodata nell'abitacolo, le faccio notare con disinvoltura che né emmepitre né compact disc hanno fatto breccia nel mio cuore. Io ho ancora il lettore di cassette.
"Amabilmente retrò", sentenzia lei.
Mi sento la vittoria in tasca.
Durante il viaggio ci perdiamo, in ordine sparso, in ricordi nostalgici per Paolo Valenti ed il Novantesimo Minuto che fu; nel malinconico Notturno Chopeniano che, quando per la prima volta Chiara l'ha suonato per me al piano, pensate pure quel che vi pare ma una lacrimuccia di commozione è scesa furtiva; nei Forse, forse, forse di Celia Cruz, prima di rotolarci tra le coperte come gli Isley Brothers insegnano.
Il riff batteristico di My Sharona irrompe truffaldino, liquefacendosi poi nell'altro riff, stavolta di basso, della schiumosa ed ovattata Navigherò la notte di Neffa.
Qua si parla di relax, come diceva la F.i.t Prod - e con loro, un io nella parte più divertente dei venti - perciò c'è spazio anche per arcobaleni, leccalecca e raggi di sole a scaldarci il viso in un esordio d'aprile che più piacevole non era possibile sperarlo. Er traffico - che sia di Roma o no - ci si aggroviglia tutt'attorno, ma noi, appigliati ad un sentimento, con l'abito nero e gli occhiali da sole, ienisticamente sfanculiamo i clacson e, finalmente liberi - come i Clash - lasciamo i pensieri fluttuare tra le esalazioni di sigarette al mentolo.
Giunti a destinazione, scendo per aprirle la portiera.
Un gesto d'altri tempi.
Poi le volto le spalle, come per andarmene. Mi fermo un attimo. Girandomi, la trovo ad osservarmi interrogativa.
Ho un dubbio, che devo assolutamente togliermi.
Sguardi interminabili.
"Col fischio o senza?", le chiedo.
Dopodiché, saltellando, mi rimetto alla guida, mentre il mangianastri riavvolge lenta la colonna sonora del ritorno.
La colonna sonora, la MIA, fors'anche psicopatica, la trovate qua.
1 commento:
Sì, mi pare che psicopatica sia la parola giusta :-) (il colpo di grazia me l'ha dato il Pierino's Theme)
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