02 novembre 2007

Nota a margine


Sfido chiunque – potete farlo inviandomi una posta elettronica dicendo “sfida accettata” – a negare la malia esercitata da lingua, linguaggio ed affini.
Ma il prodigio davanti al quale ancora mi prostro commosso è il trovarmi rapito dalle tautologie e dai meta-qualcosa. E’un incantesimo che sempre mi seduce (che è una tautologia, ad esempio).

Mi capita di leggere una Storia della lettura (G.Cavallo e R.Chartier, Laterza 04, 22 euro). Già il fatto di leggere una storia della lettura ha il suo fascino. Tanto quanto dovrebbe averne uno scrivere una storia della scrittura, suppongo.
A pagina 67 si parla del passaggio nell’epoca romana dal volumen di ellenistica memoria al codex, tutto romanamente novo. “[…] Lo stesso disimpegno di una delle mani permetteva all’altra di scrivere, e quindi di accompagnare la lettura con annotazioni sui margini del codice. È insieme a quest’ultimo che nasce la pratica dello scrivere sul libro stesso mentre si legge.”. La cosa bella è che, mentre con una mano tengo fermo il tomo nella comodità della scrivania impolverata, con l’altra prendo una nota a margine. E scrivo proprio “note a margine”, sicuro che quando sfoglierò il libro, un giorno, sarà proprio quella nota a margine che mi ricorderà della nascita delle note a margine. Nota a margine: io sono uno di quelli che scrivono sui libri con la stessa consapevolezza del cane che piscia sul muretto. Lo faccio per marcare il territorio. Quando mi prestano un libro, e lo trovo assai intrigante, prendo note su post-it di marca scadente, con la colla che non attacca. Poi mi compro il libro e trascrivo le note a margine sul tomo intonso.

Dice Michel De Certau “La scrittura accumula, immagazzina, resiste al tempo […]. La lettura non si garantisce contro l’usura del tempo (ci si dimentica e la si dimentica), non conserva o conserva male quanto ha acquisito e ciascuno dei luoghi dove passa è ripetizione del paradiso perduto”.
Io, a quello che dice De Certau, ci credo. Scrivo ed immagazzino. Certo, niente è eterno, il lettore mi (si) dimenticherà. Se non si è innamorato. Se invece la scintilla sarà scoppiata, c’è sempre l’espediente delle note a margine (o del bookmark, se leggiamo da un browser).

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