15 ottobre 2011

Noialtri, per passare una giornata fuori, andavamo al banco dei pegni

Gran parte delle persone che riempivano la mia vita in quei giorni, è vero, era costantemente strafatta, ma aveva anche un certo stile. Quando tornavo a casa da scuola, non era raro per me imbattermi in tam o baschi, giacche con le toppe sui gomiti, cappelli Ascot, finte camicie a collo alto, portasigarette di design, cartine provenienti da tutto il mondo, scatole di scarpe col coperchio piene di semi di marijuana, riviste di ogni tipo, libri, album, tutta una serie di ròbe da arrotolarti attorno al braccio per farsi gonfiare le vene. L'equipaggiamento completo del fattone casalingo al crepuscolo degl'anni '50. Qualcuno dei visitatori era famoso, qualcun altro semplicemente un amico.
Una volta, Thelonious Monk in persona venne per comprare la pelliccia di mia madre, voleva regalarla alla sua fidanzata. L'eroina trasformava spesso i tossici in talentuosi uomini d'affari. Alcune famiglie, per passare una giornata fuori, andavano a Disneyland: noialtri andavamo al banco dei pegni. 
I portafogli dei tossici, laddove t'aspetteresti di trovare foto o biglietti da visita, i portafogli dei tossici sono pieni di ricevute del banco dei pegni, invece.  

[Nile Rodgers, quello degli Chic, quelli di Good Times, ha avuto un'infanzia un po' così. E c'ha scritto un libro su, si chiama Le Freak, esce questo mese a Lamèrica. Su T dell'Herald Tribune ne hanno pubblicato un bell'estratto, una parte l'ho tradotta io qua, ciao, le freak c'est chic]

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