18 ottobre 2011

Du cinématographique e delle pellicole spellicolate

No, non ci vado spesso al cinema: è che ogni volta son un centinajo di chilòmetri, ti va mica tutte le settimane, di farti un centinajo di chilòmetri.
Dice, potresti accontentarti d'una programmazione ridotta e farcela, una scappata una volta a settimana, là son solo quindici chilòmetri ad andare, e quindici a tornare, a Tarquinia, là.
Oppure dice, pigli quello che passa il convènto e oh, vai in piazza al mercato, c'hai presente, vai al cinema, là, come-si-chiama. 
L'unico, d'altronde, il Royal, che di regale c'ha il nome, forse, e mi sembra una ròba buona da fare, questa, arrivato al settecentésimo post di questo blog, ecco mi sembra una ròba buona da fare dirti che se passi per Civitavecchia, guà, il cinema: proprio no.
Sozzo, ma sozzo con la cocacòla e i poppicòrni che ti si appiccica sotto i piedi, caro, e con una programmazione mainstream abbèstia: guà, lascialo stare, il cinema di Civitavecchia.
Io, le poche volte che mi ci son seduto, ecco, il film l'ho mica visto: sono stato un'ora e mezza a lamentarmi e pensare ad altro.


Se ti piace le cinématographique, ecco, poi potresti leggerti le Spellicolaggini, di Elena Marinelli, massì, elenini, che te lo scarichi da qua e non sono recenzie vere e proprie dei film, sì, in parte sì, ma anche digressioni e dialoghi in cui di vero ci sono solo i nomi e altre ròbe che non so spiegartelo troppo bene, fai prima a daunlodàrlo e sbìm.
Che leggerlo è un po' come quando vado al Royal, le scene s'accavallano ma i pensieri galoppano altrove.
Verso lidi migliori, nelle Spellicolaggini, mica sempre nel turpiloquio o nelle lamentevolezze come capita a me, ecco, quando mi siedo al Royal.
Ma faccio mica testo, io, sono il king dei permalosi, giassài.

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