14 dicembre 2010

Volendo #11

Volendo potremmo raccontarvi la storia del ponte, del forno, del testo e del porto: porto ad esempio quella città del Connecticut che si chiama Ponte Sul Porto, letteralmente, e la cosa figa è che il porto c'è sul serio, ed il ponte anche, anche se puoi mica chiamare una città col nome di una sua parte, parti da questo presupposto: non sono mai metonimici i toponimi, pensateci. Un po' come se da domani ribattezzassimo Genova "Soprelevata", belìn.
A Ponte sul Porto negl'anni cinquanta c'era un forno, ce ne saran tuttora, forse quello non più, ma insomma: il pane i biscotti la farina e le teglie, ròbe costanti nel tempo, tempo barbino ma finché c'è pane c'è speranza. Quel forno era la Frisbie's Bakery, Michael John Paul Peter Angela Claudette Mary Frisbie si svegliavano all'alba operosi come api della Frisia, avere certi cognomi è come essere predestinati a succhiare il nettare della fatica, e facevan torte senza far torto a nessuno.

La sorte delle torte dei Frisbie era tipo quella che tocca alla zucca, quella dell'adagio popolare che vuole gli antichi mangiare la coccia e buttare via i fichi: in malora il ripieno, intagliamo la zucca. Che importa della torta, intortiamoci il testo. C'è uno che un giorno ha detto ma guarda che forma questo testo, ora lo testo e se te sto a pijà pel culo te ne accorgi subito, se invece no: guarda che bel gioco t'invento. 
Fred Morrison poi è cresciuto ed è diventato un signorotto stimato, gira per cantieri e la parola sua è santa: fondamentali le fondamenta, son le prime ròbe che controlla, se qualcosa non quadra qua drasticamente dice è tutto da rifare. E quelli del cantiere: le rifanno, daccapo.

Freddie, è il millenovecentocinquantotto, a Ponte sul Porto non ci tornava da un pezzo, un pezzo di torta è quel che ci vuole, vuoi che Frisbie non ne faccia più di così buone?, ma Frisbie ha chiuso, mannaggia la miseria, ha fallito. E gli son tornate a mente, a Freddie, le giornate passate a toglier torte dai testi e giocarci, con quei testi, lui era una séga ma mica fa testo, in sé il giochino è facile: li lanci e questi ruotano, dischi metallici che fendono l'aria, il segreto sta nel calcolare il tempo e braccarli al volo.

Al volo, si danno i nomi: Frisbee, lo chiamo Frisbee quel testo che vola ronzando come un'ape, un'ape della Frisia. Nella natura ci sono in nuce tutti i nomi e tutti i giochi, che forza, che forza di Dio. Anche Gabriele l'Arcangelo era forza di Dio e volava per annunziare la buona novella con un disco sopra la testa; il disco nell'aria i voli le buone notizie, signor Morrison vorremmo acquisire i diritti per lo sfruttamento della sua idea, ideale per Freddie accettare al volo, col tempo s'impara anche ad afferrare le occasioni, al volo, si chiamano Wham-O, hanno sede a San Gabriel in California e producono oggetti di plastica, quelli che voglion comprare l'idea.
I testi del forno dei Frisbie non erano di plastica: ma i Frisbie, ormai, non fanno più testo.

Volendo potremmo raccontarvela, la storiella del frisbee, ma sarebbe semplicemente un testo su un tipo che testò un testo: non farebbe molto testo.
Meglio ascoltarci Skyzoo alle prove con le stanze a spirale, dove ogni strofa inizia con la parola che conclude quella precedente, come giocassero ad afferrarsi al volo.

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