09 agosto 2010

Tre illustrissimi dèditi all'antitabagismo [che fai, poi, la smolli?]

In tredici giorni si possono pigliare un fottìo di decisioni.
Specie se ti chiami Giovanbattista Castagna e in una calda mattina settembrina t'hanno fatto Papa.
E invece: verrà scomunicato chiunque assuma tabacco nel portico o all'interno di una chiesa, che il tabacco sia masticato, fumato o inalato per mezzo delle narici.
E' il millecinquecentonovanta, e tu, caro Giovanbattista Castagna (o dovremmo forse chiamarvi Urbano VII, santità?) sei il primo antitabagista della storia, honoris causa. Felice?

Quando instauri un Reich puoi adottare un fottìo di decisioni (molte delle quali, tristi solitarie e finali).
Specie se ti chiami Adolfo Hitler e nel calderone delle ròbe inutili ed anzichenò pericolose per il governo riesci ad annoverare pure il tabacco. Altezzosa e tracotante come una bestemmia (Ortiz), la foglia arrotolata e le fumose spire che se ne dipanano hanno sempre avuto qualcosa di rivoluzionario, una specie di contorcimento sotto l'oppressione, stille di audacia distruttiva ed elevazione liberatrice: il fumo s'addice ai grandi, responsabili solo davanti agli dèi. Ma qua di grande ci sei solo tu, hai pensieri più altisonanti per la capa e niente, sigari e sigaretti sono solo "mastrubazione polmonare", e quindi giustappunto "i primi nemici dello stato". Pure loro.

Quando sei militare, se non ci sono guerre t'annoi.
Allen Carr fumava cento sigarette al giorno. E comunque mai meno di sessanta.
Un bel pomeriggio gl'è venuto pensato un metodo rivoluzionario per smollare il tabacco. Ye-eah. Ci ha scritto un bestseller su, e poi s'è fatto un tour mondiale per promuovere siffatto metodo.

Urbano VII è morto tredici-giorni-tredici dopo il conclave nel quale era entrato papabile e dal quale era uscito papato.
Adolfo: Adolfo lo sappiamo, poi, com'è andata.
Allen Carr è assurto ai campi elisi quattro anni fa: tumore. Al polmone.

Com'era quella frase di Edoardo VII?
Signori, potete fumare!

[Giacché si fuma, vale meglio fumare allegramente, perché fa meno male. Italo Svevo, "Del piacere e del vizio di fumare"]

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