04 agosto 2010

PUÒ STARCI CHE MI SBAGLI, MA PURE A PESCARA SECONDO ME SONO FELICI

Poi può starci che mi sbagli, ma a Pescara in vacanza secondo me ci van quelli che le gambe non gli camminano bene.
Sotto il terrazzino della pensioncella sul lungomare, di quelle pensioncelle con le porte marroni da gita scolastica, i numeri delle stanze scoloriti da gita scolastica, i fantasmi del vocìo di ragazzini croati in gita scolastica, sotto il terrazzo di questa pensioncella alla quale arrivi alle duemmezza passano solo genti col passo dinoccolato, con i piedi storti, anche il portiere di notte camminando ondeggia come i pinguini, mentre va verso il bancone del bar per versarti un ferné (nelle pensioncelle da gita scolastica c'è sempre un portiere di notte con l'incarnato lunare e gli occhi arrossati da prendere per il culo, e dietro il bancone del bar non manca mai il ferné).

Può starci che mi sbagli, ma a Pescara i giovinotti sembrano avere dei segreti inconfessabili, chi tra le dita dei piedi, chi nello zaino Quechua, chi ancora sotto i capelli.
Scivolano tra le palme con le buste piene di bottiglie e dove siano diretti, e per fare cosa, tu che a Pescara non ci sei mai stato, lo sai mica.
Ecco, te lo immagini, ché le bottiglie, l'insegna blu che ronza d'una pensione, la sabbia, le ragazze, le due di notte, l'aria frizzante significano poche ròbe, e ovunque.
Ecco perché alle duemmezza ti camminano sotto il terrazzino della pensioncella con il passo dinoccolato, allora, ti viene pensato.
Perché son felici, o lo sono appena stati. O lo saranno. Prima o poi.

[on air, Take on me degli A-Ha. Ah. Al mattino successivo poi ho scoperto che allo stadio Adriatico, quello dei Galeone e dei Tita e dei Leo Junior, c'era stato, la sera prima, il concerto di Ligabue. Ecco perché tanta stortitudine. Ecco perché tutta quella felicità]

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