09 luglio 2010

Ma ci pensi, ogni tanto, al pitòsforo?

Prendo Casi di Daniil Charms, lo sfoglio: trecentoepassa pagine. Lo osservo di lato: è ciòtto. Lo sfoglio, ancora una volta: trecentoepassa pagine. Non son diminuite.
Come alle elementari. Sbèm, sbèm, sbèm. Fitte. Fan paura, tutte quelle pagine.
Anche Il fasciocomunista di Pennacchi è ciòtto.
E pure Fùtbol de sol y sombra. Però lì le pagine son piene solo per metà. Però è in ispagnolo. Però.
E' il trend duemiladieci, baby: la mia grossa grassa letteratura da ombrellone.


Non che non ci avessi mai pensato, che sarebbe successo, prima o poi: però ecco, la mia dilaniante e dolcèrrima quotidianità è fatta di irrevocabili decisioni su dove piazzare i tramezzi, e su come farcire i tramezzini.
Scegliere i libri da portarsi, e quelli che anche no.
Con la luna storta ed il sole in mi minore settima, sembra sempre ci sia qualcosa che vien dopo, da fare.
Tròvomi a pensare, più spesso di quanto tu creda, all'eventualità di votarmi per la recinzione del giardino al mai troppo celebrato pitòsforo.
Tu ci pensi, ogni tanto, al pitòsforo?

Nessun commento: