Effegì sfidò la prevedibilità della canicola d'una domenica agostana codificando d'amblé un giochino dalle nuances voyeuristiche.
Il gioco consisteva nel cliccare sul nome d'uno dei suoi amici di Facebook, generalmente quello più in basso e più a destra, e poi sul nome d'un amico del suo amico, sempre in basso, sempre a destra, e così via, finché non era possibile procedere oltre.
Fu così che s'imbatté, nel giro di diciotto cliccate, in un'argentina sdraiata su un lettino da spiaggia, in un sosia di Jay-Z con trentuno passaggi, in una pacchianissima scalinata bianca nel giro di cinquantasei saltelli, in una slava dalle forme sinuose stringendo la mano a quattordici amici-di-amici, e in un'allegra famigliola vestita alla maniera bavarese al termine di diciassette cambiamenti di pagina.
Inviò ad ognuno una mail spiegando come era arrivato a loro. Gli chiedeva solo di raccontargli un frammento di vita, nello specifico il frammento di vita sotteso alla foto dell'avatar.
Fu così che scoprì che M.F. di Còrdoba s'era ingrassata di ventuno chilogrammi e non si riconosceva più in quella posa plastica a la playa, che J.Y. studiava Economia a Boston ed odiava il rap, che la scalinata lattea si trova al Palazzo di Zwinger a Dresda, e che l'affascinante zagabrina N.F. doveva proprio esser bombardata di mail d'ammiratori, me li immagino io tutti a cercare di estorcerle un appuntamento, dal momento che aveva preferito non rispondere al bislacco invito.
Ma soprattutto, Effegì scoprì che K.H. e K.H., i coniugi di merletti bavaresi agghindati, erano convolati a nozze giusto quattro mesi prima. S'erano conosciuti su Facebook due anni prima ancora. Lui, vinto dalla noia, aveva iniziato a cliccare su amici di amici, a caso, finché non era giunto a lei. Le avevo inviato una mail. Avevano scoperto d'abitare a quattordici chilometri di distanza. Lì era iniziato tutto.
Che se solo N.F., la zagabrina troppo piena di sé per rispondere, avesse invece risposto, poi, chissà, magari si sarebbero potuti sposare, lei e Effegì, al tramonto, sull'isola croata di Krk.
Il gioco consisteva nel cliccare sul nome d'uno dei suoi amici di Facebook, generalmente quello più in basso e più a destra, e poi sul nome d'un amico del suo amico, sempre in basso, sempre a destra, e così via, finché non era possibile procedere oltre.
Fu così che s'imbatté, nel giro di diciotto cliccate, in un'argentina sdraiata su un lettino da spiaggia, in un sosia di Jay-Z con trentuno passaggi, in una pacchianissima scalinata bianca nel giro di cinquantasei saltelli, in una slava dalle forme sinuose stringendo la mano a quattordici amici-di-amici, e in un'allegra famigliola vestita alla maniera bavarese al termine di diciassette cambiamenti di pagina.
Inviò ad ognuno una mail spiegando come era arrivato a loro. Gli chiedeva solo di raccontargli un frammento di vita, nello specifico il frammento di vita sotteso alla foto dell'avatar.
Fu così che scoprì che M.F. di Còrdoba s'era ingrassata di ventuno chilogrammi e non si riconosceva più in quella posa plastica a la playa, che J.Y. studiava Economia a Boston ed odiava il rap, che la scalinata lattea si trova al Palazzo di Zwinger a Dresda, e che l'affascinante zagabrina N.F. doveva proprio esser bombardata di mail d'ammiratori, me li immagino io tutti a cercare di estorcerle un appuntamento, dal momento che aveva preferito non rispondere al bislacco invito.
Ma soprattutto, Effegì scoprì che K.H. e K.H., i coniugi di merletti bavaresi agghindati, erano convolati a nozze giusto quattro mesi prima. S'erano conosciuti su Facebook due anni prima ancora. Lui, vinto dalla noia, aveva iniziato a cliccare su amici di amici, a caso, finché non era giunto a lei. Le avevo inviato una mail. Avevano scoperto d'abitare a quattordici chilometri di distanza. Lì era iniziato tutto.
Che se solo N.F., la zagabrina troppo piena di sé per rispondere, avesse invece risposto, poi, chissà, magari si sarebbero potuti sposare, lei e Effegì, al tramonto, sull'isola croata di Krk.
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