C'è lo sciopping selvaggio e le telecamere di studioaperto che ne seguono passo passo le evoluzioni, in diretta, però senza elicottero a sorvolare i centri commerciali.
Ci sono le pubblicità con i jingles canticchiati da coretti rigorosamente under 9 e quella, immancabile, della cocacola.
C'è lo spettro della crisi e l'ostentazione dell'opulenza.
Ci sono babbonatali in ogniddove.
C'è l'aroma dolciastro de li biscuttini (almeno a civitavecchia) e le luminarie sfavillanti (almeno a civitavecchia).
C'è il buonismo da quattro soldi e natale in casa muppets alle novemmezza del mattino su raiuno.
C'è la mailbox intasata di auguri da persone che non ti cagano mai durante l'anno, solo due volte, per natale e per pasqua.
Che poi potrebbero pure sforzarsi di estrarre dal cilindro una terza occasione, l'anno nuovo, ma siccome c'è crisi e bisogna risparmiare, gli auguri li condensano tutti nella stessa mielosa email profumata di pandoro con nuances di cotechino e lenticchie.
E io, non so perché, non so percome, ma Santo Stefano sto iniziando a stimarlo.
E non per fare il decadentista pret-à-porter, ma con sincerità d'animo.
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