29 settembre 2008

Seduto a quel caffé, io non pensavo a te... (ma a Barnard)

Stanotte, in sogno, m'è apparso Alfie.
Alfie è Alfred Barnard, ma sapete com'è, ultimamente mi sono fatto talmente tanto i fatti suoi che, honoris causae, posso affibbiargli tutti i nomignoli che voglio - come lui stesso m'autorizzava a fare, nel sogno.
Gli ho raccontato le ultime evoluzioni.
E' contento che qualcuno abbia finalmente deciso di tributargli il panegirico che si merita.
"Dopo una vita spesa a raccontar vite altrui", m'ha detto, "era ora che si scrivesse sulla mia!".

Ho annuito serioso.
Poi abbiamo sorseggiato una Beamish Stout facendoci rapire dal sapore di crosta di pane sbruciacchiata.
"Ora come allora", mi ha confidato.
"Non ne dubitavo", ho rincarato.

Ora devo solo rileggermi le ultime settecentocinquanta pagine della sua colossale opera.
Poi, di lui, saprò tutto (ciò che c'è da sapere).
Un giorno, ne sono certo, la storia di Barnard potrà entrare anche nei vostri, di bicchieri.

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