Menzo, Van Gobbel, Reiziger, Bogarde, Gorre; Rijkaard, Gullit, Vink, Davids; Hasselbaink, Melchiot, Wooter.
Se la ripeteva sotto la doccia quella formazione, riflettendo sul fatto che quegli undici Otello - dalle capigliature più o meno adeguate -, se solo avessero voluto, avrebbero potuto far grandi le sorti calcistiche del Suriname invece d'indossare - con alterne fortune - la magliettina degli Orange d'Olanda.
Poi riprendeva a fischiettare "Paramaribo... mare forza nove..." storpiando inconsapevolmente la ben più celebre hit di Lu Colombo.
Il Suriname, e la di lui capitale, erano stati ufficialmente sdoganati - rispolverati da lustri d'oblio - con una rapida email. "Sarò a casa per Pasqua, Pà. Viene anche Lloyd. Vi allego una foto. Viene dal Suriname".
Lui, vedendolo in foto, così nero in contrasto con la facciata del comune su Dam Platz, era sbiancato, ancor di più, se possibile. E dire che l'aveva lasciata partire con quella facilità! Erasmus, prima. "Mi fermo qua", poi. Amsterdam è così cosmpolita, così ricca d'opportunità...
Poi s'era andato a scartabellare su Google nozioni da instant culture, tanto per non farsi trovare impreparato. Così sapeva perfettamente, oltre ai vari dettagli pseudocalcistici, tutto o quasi sul retroterra storico-culturale dell'ex colonia olandese.
Venne Pasqua. Le uova in tavola mostravano in segno di sfida le candide sodezze. I mandorli in fiore emanavano albionici baluginii. Avevano apparecchiato con la biancheria di Fiandra, quella buona. Lloyd proruppe come uno squarcio di buio.
Parlarono di scorci di una città tropicale vista solo in cartolina, di architetture coloniali e passati oscuri, di schiavitù e negriere e Lloyd si faceva scuro in volto, ancor di più, se possibile.
"Docks", come le banchine dalle quali partivano quelle navi cariche di disperati diretti alla capitale olandese.
"Decks", come i pontili sui quali si ammassavano, lungo quella traversata transoceanica, i vari genitori di Melchiot, di Reiziger, di Wooter, di Lloyd.
"Dicks", come... Gli sfuggiva un pensiero repentinamente soffocato alle docce di quella nazionale dopo una vittoria esaltante.
"Tienila d'occhio, Moro, o vedrai com'è: tradito il padre, può tradire anche te.", avrebbe voluto apostrofarlo.
Ma Lloyd avrebbe risposto "La mia vita sulla sua fedeltà"*.
E quella non l'avrebbe proprio mandata giù.
Senza uno Jago su cui puntare, ripresero a mangiare, prima di tuffarsi nella zabaionica essenza dell'Advocaat.
*Ma che bel tributo all'Othello shakespeariano!
Se la ripeteva sotto la doccia quella formazione, riflettendo sul fatto che quegli undici Otello - dalle capigliature più o meno adeguate -, se solo avessero voluto, avrebbero potuto far grandi le sorti calcistiche del Suriname invece d'indossare - con alterne fortune - la magliettina degli Orange d'Olanda.
Poi riprendeva a fischiettare "Paramaribo... mare forza nove..." storpiando inconsapevolmente la ben più celebre hit di Lu Colombo.
Il Suriname, e la di lui capitale, erano stati ufficialmente sdoganati - rispolverati da lustri d'oblio - con una rapida email. "Sarò a casa per Pasqua, Pà. Viene anche Lloyd. Vi allego una foto. Viene dal Suriname".
Lui, vedendolo in foto, così nero in contrasto con la facciata del comune su Dam Platz, era sbiancato, ancor di più, se possibile. E dire che l'aveva lasciata partire con quella facilità! Erasmus, prima. "Mi fermo qua", poi. Amsterdam è così cosmpolita, così ricca d'opportunità...
Poi s'era andato a scartabellare su Google nozioni da instant culture, tanto per non farsi trovare impreparato. Così sapeva perfettamente, oltre ai vari dettagli pseudocalcistici, tutto o quasi sul retroterra storico-culturale dell'ex colonia olandese.
Venne Pasqua. Le uova in tavola mostravano in segno di sfida le candide sodezze. I mandorli in fiore emanavano albionici baluginii. Avevano apparecchiato con la biancheria di Fiandra, quella buona. Lloyd proruppe come uno squarcio di buio.
Parlarono di scorci di una città tropicale vista solo in cartolina, di architetture coloniali e passati oscuri, di schiavitù e negriere e Lloyd si faceva scuro in volto, ancor di più, se possibile.
"Docks", come le banchine dalle quali partivano quelle navi cariche di disperati diretti alla capitale olandese.
"Decks", come i pontili sui quali si ammassavano, lungo quella traversata transoceanica, i vari genitori di Melchiot, di Reiziger, di Wooter, di Lloyd.
"Dicks", come... Gli sfuggiva un pensiero repentinamente soffocato alle docce di quella nazionale dopo una vittoria esaltante.
"Tienila d'occhio, Moro, o vedrai com'è: tradito il padre, può tradire anche te.", avrebbe voluto apostrofarlo.
Ma Lloyd avrebbe risposto "La mia vita sulla sua fedeltà"*.
E quella non l'avrebbe proprio mandata giù.
Senza uno Jago su cui puntare, ripresero a mangiare, prima di tuffarsi nella zabaionica essenza dell'Advocaat.
*Ma che bel tributo all'Othello shakespeariano!
1 commento:
Ciao Fabrizio, Sono andrea non sapevo dove scriverti , per cui scusami ma lo faccio qua. Mi hai scritti dicendomi che aveva parlato di me Tommaso Farina,mi potresti dare migliore dettagli . Vorrei ringraziarlo . Ciao grazie ...Forza Magica.
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