17 settembre 2012

Il mondo dev'essere proprio un bel posto

Un'attrice statunitense d'origine messicana ha impersonato una donna araba in un film prodotto da un agente immobiliare israeliano - che s'è poi scoperto essere in realtà un cristiano copto egiziano trapiantato a Los Angeles - scatenando reazioni avverse tra i salafiti sauditi di stanza in Tripolitania.

Capoccia cinesi trasportano su camion indiani alimentati da petrolio azèro operai senegalesi verso stabilimenti produttivi alla periferia nord di Dodoma, in Tanzania.

Zingari polacchi contrabbandano dischi di musica neomelodica napoletana nel bazar turco di Limassol.

Bracconieri keniani esportano nelle Filippine e a Taiwan zanne d'elefante che intarsiatori thailandesi trasformano in croci copte, amuleti buddisti, rosari islamici e icone cattoliche che capi di stato africani regalano poi a patriarchi bizantini e alti dignitari centroasiatici.

Una multinazionale giapponese ha impiantato, in un polo di produzione energetica italiano, turbine olandesi prodotte però con materia prima bielorussa, così da essere più competitivi sul mercato europeo, dicono alla radio cilena.

Ragazzini moldavi studiano con scarso successo testi di letteratura latina adattata per studenti francofoni della provincia savoisienne.
Un turista australiano d'origine italiana mi chiede dov'è il miglior ristorante italiano in cui mangiare una buonissima pizza italiana nel quartiere italiano di Charleroi.

Non s'è mai capito bene se il nome di Barbuda derivi dalle radici barbiformi degli alberi di fico, o dai volti tristi e barbuti dei suoi abitanti.

Il mondo dev'essere proprio un bel posto, a guardarlo dall'alto.




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