17 marzo 2011

In fondo al cuore erano tutti italiani

Al passaggio dell’Equatore si produsse un fatto inaspettato per noi passeggeri. Nella prima e nella seconda classe ci fu una festa, di cui noi potevamo solo sentire la musica, le risate e i canti. Della terza classe, si permetteva l’accesso solo alle donne, per aumentare il divertimento. Dai nostri dormitori si potevano ascoltare anche canzoni che alludevano al regime regnante in Italia. Non so quale specie di flebotomo punse alcuni emigranti della terza classe. Fatto sta che si cominciarono a cantare gli inni socialisti e la Marsigliese.
Sulla nave e fra coloro che partecipavano alla festa queste canzoni produssero l’effetto di un esplosivo. La nostra coperta non tardò a trasformarsi in un vero ring. Così la festa fu sospesa per permettere agli ufficiali di ristabilire l’ordine. E data la sovraeccitazione delle due fazioni in causa, le autorità della nave non poterono far altro che mettere alcuni dei contendenti agli arresti.
La nota più sgradevole, però, venne da parte di un gruppo di emigranti, i quali, a gran voce, chiesero al comandante che si castigassero severamente coloro che avevano cantato gli inni socialisti e la Marsigliese, pretendendo addirittura che venissero fatti sbarcare. Il suggerimento non venne accolto e, il giorno seguente, dopo una ramanzina, il comandante mise in libertà i detenuti, dicendo, più o meno:
“Signori passeggeri, ciò che è successo fra connazionali che attraversano questo grande oceano in cerca di fortuna e di una vita migliore è molto lamentevole. Siamo tutti italiani. Alcuni la pensano in un modo, altri la pensano in maniera diversa, però tutti ci dobbiamo un rispetto reciproco.
Avendo attraversato l’Equatore, ci troviamo già dall’altra parte del mondo e noi, quelli del Vecchio Mondo, ci stiamo avvicinando al Nuovo. Da adesso in avanti tutti i passeggeri hanno la stessa libertà e lo stesso diritto di cantare, ridere e godere di questa magnifica traversata”.
Le parole del capitano furono seguite da uno scroscio di applausi. I passeggeri, senza distinzione di classe, si commossero e si confusero in un abbraccio fraterno, a conferma di che, al di sopra di ogni passione politica, in fondo al cuore erano tutti italiani.

[è un pezzetto di Del arado al bisturi di Pascual De Simone, lo trovate anche dentro Prospektiva #52, insieme ad altri mirabolanti resoconti di viaggio e di traversate e di italianità.]

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